NCO: insieme è meglio
- Immacolata Mariani
- 12 ago 2015
- Tempo di lettura: 4 min
"Non immaginate neppure la forza che ci trasmettete. Il vostro essere qui, come gli altri volontari prima di voi, ci fa sentire che non siamo soli nella battaglia che stiamo combattendo". Alessandra lo sa bene, trovare le parole giuste per accogliere al meglio ciascuno dei volontari che varca il cancello della scuola di Via Veneto non è facile, ma ogni volta le parole arrivano tempestive ad esprimere l'importanza della loro presenza al nostro fianco. Il quarto turno di Campo Antimafia inizia così, con la percezione sempre più palpabile che a partire dal nostro piccolo mondo parallelo possiamo costruire un senso del fare le cose INSIEME verso un cambiamento delle situazioni, delle persone, dei territori. Il valore intrinseco della cooperazione sociale trova così espressione nella forza della condivisione. "Il senso di fare le cose insieme è proprio questo: in un momento del percorso se uno si guarda alle spalle vede dietro di sé altre persone pronte a tendergli una mano".

Ciro Maisto e Antonio Picascia ci raccontano che nasce con questa logica nel 2008 il Consorzio Nuova Cooperazione Organizzata di Sessa Aurunca, nel cuore della provincia di Caserta. In un momento storico in cui a Castel Volturno la camorra ammazza, tra gli altri, l'imprenditore Domenico Noviello e la faida di Secondigliano è ormai un fuoco che divampa, un gruppo di ventiquattrenni decide di trasformare un'esperienza di volontariato a contatto con persone affette da disabilità psichiche in lavoro vero e proprio, sfidando la paura di prendere in gestione 17 ettari di terreno confiscati al clan Moccia di Afragola. "Ci siamo chiesti quanto valeva il riscatto di Erasmo, uno dei nostri ragazzi, e quello della nostra terra - ha detto Ciro -. Secondo noi, valeva tutto il timore che potevamo provare e abbiamo accettato di farne una comunità per persone svantaggiate". Belle intenzioni che hanno dovuto scontrarsi fin da subito con un cattivo investimento di denaro nelle costruzioni e la consuetudine di una burocrazia che non si smentisce mai quale piaga sociale del nostro paese: non fu difficile vedere il risultato in intonaci cadenti, costruzioni fuori norma, autorizzazioni comunali dai tempi biblici. Tale situazione determinò, non solo un autofinanziamento per rifare nuovamente i lavori - perché "se decidi di gestire un patrimonio confiscato lo devi fare bene, altrimenti poi dicono che è meglio la camorra" -, ma anche un cambio di finalità progettuale: la scelta di offrire ai ragazzi disagiati l'opportunità di fare agricoltura sociale su un bene confiscato attribuì all'intero percorso una doppia valenza di riscatto. Il passaggio alla creazione di un Consorzio fu abbastanza naturale: si percepì la necessità di sposarsi con altre realtà profit e non del Casertano per tenere insieme in un'unica grande forza sani ideali di impresa, nella convinzione che insieme è meglio: è così che Nuova Cooperazione Organizzata fa il verso a Nuova Camorra Organizzata, l'organizzazione criminale di stampo camorristico creata da Raffaele Cutolo negli anni 70-80 in Campania.
"Ora vogliamo che non ci riconoscano più come terra di Gomorra, ma che si parli di noi come provenienti dalle terre di Don Peppe Diana, terre e persone che stanno trovando finalmente il loro riscatto". Antonio Picascia, amministratore della Ditta Cleprin produttrice di detersivi ecocompatibili, lo dice con convinzione. Nella sua Campania felix, terra di eccellenze oltre che di fuochi brucianti rifiuti tossici, la camorra comincia ad avvertire la difficoltà di raccogliere proseliti nei giovani, in concomitanza con un cambiamento culturale di cui lo stesso Consorzio NCO si è preso la responsabilità, facendosi simbolo di una rete di economia sociale quale alternativa all'economia criminale.
Parole ancora più cariche di significato se consideriamo che la sua Cleprin dal 2007 ad oggi ha conosciuto concretamente la camorra e la prepotente viltà di cui si serve per distruggere ciò che di buono viene costruito con il lavoro: incendi, furti, scarichi di percolato, minacce verbali, personale imposto, cospicue richieste di denaro. Atti intimidatori - l'ultimo il 24 luglio scorso - ai quali l'azienda ha sempre risposto con determinazione, scegliendo la via della denuncia. "Fino a quel 7 gennaio del 2007 quando il fratello del boss Esposito venne a chiedermi un lavoro, prima con un caffè al bar poi in modo minaccioso, non avevo mai avuto a che fare con la camorra in prima persona. Io che ero abitutato a fare lunghi viaggi come niente, nel momento in cui mi trovai a dover decidere sul da farsi, mi accorsi che quel viaggio da una vita ad un'altra era il più lungo e complesso che avessi mai affrontato". Scegliere di denunciare la presenza della camorra coincise con l'inizio di un percorso di solitudine, di isolamento, di porte sbattute da parte dei cittadini di Sessa Aurunca e Cellole, propensi a mantenere un silenzio omertoso su questi temi.

L'entrata in NCO, con la conseguente integrazione di know-how, idee, obiettivi tra cooperative e imprese impegnate nel rispetto del territorio e della legalità, ha portato un incremento del lavoro ma soprattutto ha instillato un cambiamento forte nell'atteggiamento delle persone, non più timorose di testimoniare la propria vicinanza ad un presidio di legalità sul territorio. "In migliaia si sono fatti avanti quando c'è stato bisogno di ripulire il percolato gettato dalla camorra o risistemare i danni dell'incendio: se per avere questo cambiamento dobbiamo veder distruggere l'azienda, noi la ricostruiremo".
Venerdì 14 il Campo Antimafia farà visita ad un'altra realtà del Consorzio NCO, che ha sede su un bene confiscato: la Fattoria Sociale Fuori di Zucca. #staytuned


























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