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L'antimafia viene DaSud

  • Immacolata Mariani
  • 12 lug 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Non sottovalutare il ruolo e l’importanza della comunicazione nell’antimafia: questo è il messaggio che l’Associazione daSud, senza perdere neppure un secondo, ci trasmette in apertura dell’incontro. A parlare ai ragazzi del Campo e alla cittadinanza è Lorenzo Misuraca, classe 1979 e siciliano DOC, fa il giornalista e scrive per il teatro. Ricostruisce memorie interrotte ed esplora nuovi linguaggi espressivi per allargare la dimensione popolare della lotta contro le criminalità organizzate.

Da subito iniziamo a riflettere sul ruolo dell’arte, non come strumento elitario, ma in tutte quelle forme creative capaci di raggiungere quella parte di popolazione un po’ più distratta. E soprattutto in grado di rivolgersi a quei giovani convinti di non poter e non voler essere parte della lotta alle mafie. Il prerequisito essenziale per accorciare le distanze tra persone inizialmente disinteressate e il movimento antimafia, sta nell'intercettare il linguaggio giusto e la qualità estetica dello strumento con cui questo messaggio viene trasmesso, fondamentale per creare una massa critica al di là di chi già si professa impegnato nell'antimafia. L'associazione romana daSud ne è convinta fermamente. E lo siamo anche noi. Per questo, domenica pomeriggio in piazza Trieste, insieme a DaSud e a Lorenzo Misuraca abbiamo fatto la nostra piccola rivoluzione. Microfono alla mano, abbiamo parlato di mafie circondati da chi andava e tornava dal mare, circondati da sguardi curiosi e orecchie ben aperte. Non è semplice parlare di mafie a due passi dal mare, quando a farti concorrenza c'è una spiaggia meravigliosa. Eppure eravamo tutti lì, ad ascoltare la storia di questa meravigliosa Associazione, nata in Calabria nel 2005, a Gioiosa Ionica, con un murales simbolico sulla storia di Rocco Gatto, mugnaio ucciso dalla ‘ndrangheta per pizzo. Un gruppo di ragazzi decide di dedicarsi al recupero di storie poco conosciute, storie nascoste di ‘ndrangheta e anti-’ndrangheta: più tardi, quel gruppo di ragazzi, ritrovatisi a Roma nel frattempo, propone di raccontare la complessità del contesto in cui si sviluppa la dinamica mafiosa, ponendo l'attenzione sulle questioni di giustizia sociale, un ambito in cui la mafia si insinua subdolamente soprattutto lì dove le istituzioni non si preoccupano di soddisfare i bisogni fondamentali delle persone. Via via, col passare degli anni, DaSud diventerà per Roma e per l'Italia un punto di riferimento nella lotta alle mafie.

Per far comprendere meglio il modo in cui le mafie procedono in modo indisturbato con i loro traffici nelle nostre città, DaSud ha ideato un vero e proprio SocialGame di Piazza, dal nome 'Mammamafia': una sorta di Monopoli in cui i partecipanti impersonano alcune tipologie di mafiosi: dal trafficante al colletto bianco, dal palazzinaro all’imprenditore sociale colluso. Ciascuno, muovendosi casella per casella cercando di accaparrarsi sempre più affari negli ambiti del commercio, dei servizi alla persona, della politica e delle utility, vive qualche ora da “mafioso”, facendo i conti con tutto ciò che c'è di buono e antimafioso di ostacolo alle sue attività illegali.

A lasciare un segno importante nel pomeriggio di domenica, è stato l’intervento di Gaetano, uno dei soci della Cooperativa Programma 101, il quale ha parlato di un contesto locale lavorativamente povero in cui i ragazzi, pur di guadagnare pochi soldi, inciampano nelle reti dello spaccio e di altre attività illecite. Lo scopo del Campo è appunto quello di creare anticorpi locali e globali, che siano punto di riferimento per tutti coloro che sono già caduti nelle reti delle mafie o vi cadranno, mostrando loro che un futuro diverso, finalmente libero dalla criminalità organizzata è possibile solo con l’impegno di tutti.

Potrebbe sembrare qualcosa di completamente avulso dal contesto della battaglia contro le mafie, eppure il linguaggio creativo del gioco si dimostra essere uno strumento in grado di coinvolgere cerchie sociali e stili di vita normalmente disinteressati alla questione. Vogliamo giocarci con le mafie, vogliamo riderne, vogliamo prenderli in giro come faceva Peppino Impastato.


Siamo l’antimafia che parte dal basso, quella fatta di linguaggi nuovi e sorrisi.


 
 
 

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