L'inclusione sociale fa paura alle mafie

Una cultura antimafiosa non può dirsi tale se lascia spazio all'emarginazione e all'esclusione sociale. E' per questo che al Campo Antimafia ci piace vivere le diversità, o meglio le "diversabilità" nelle molteplici forme e con tutte le peculiarità che le caratterizzano.

La mattina del secondo giorno di Campo, l’abbiamo dedicata all'impegno nel sociale insieme ai ragazzi della Cooperativa La Valle per un laboratorio di ceramica all'insegna dell’integrazione: il lavoro di gruppo e gli obiettivi comuni non hanno fatto posto ad alcuna barriera. La straordinarietà di un linguaggio universale come l’arte ha permesso a tutti di comprendere quanto sia solo una cultura sbagliata a rendere le persone realmente disabili.

"Non è forse la limpidezza che ho visto nei loro gesti il centro della legalità tanto professata? - ha detto Greta, una delle partecipanti - Purtroppo in un momento in cui normalità è sinonimo di un Paese in cui sono ancora presenti e radicate mafie e corruzione, l'anomalia è rappresentata da ragazzi disabili che partecipano a un'esperienza sociale. L'obiettivo deve essere un totale ribaltamento della prospettiva. Da un progetto antimafia, che è anche anti-corruzione, anti-egoismo, anti-abuso di potere, le uniche persone da escludere devono essere i mafiosi!"

Perché, se come dice Matilde, "il pensiero di fare una cosa 'normale' e di sentirsi realmente utili è ciò che muove il cambiamento", la battaglia contro le mafie non può prescindere dalla promozione di una cultura delle diversità tale che "essere diversi non significhi, come spesso accade, essere soli".

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