top of page

Delitto Nino Agostino: respinta l’archiviazione, l’inchiesta si riapre.

  • Mariani Immacolata
  • 2 lug 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

Da quasi ventisei anni è un crimine indecifrabile,o forse volutamente indecifrato, macchiato dall’onta della mafia e secretato nell’oblio dietro il sigillo del silenzio dello Stato.

Oggi, un anno dopo la richiesta di archiviazione del caso ‘Nino Agostino’ da parte della Procura, il Gip di Palermo Maria Pino rimescola le carte chiedendo la riapertura delle indagini sull’omicidio del poliziotto palermitano e sul sospetto depistaggio compiuto negli anni.


Nino Agostino fu assassinato il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini. Accanto a lui, anche la moglie Ida Castelluccio , incinta di cinque mesi , fu raggiunta dai tre colpi di pistola esplosi da due uomini in moto, la cui identità (così come quella dei mandanti) rimane ancora ignota.

agostino-nino-web.jpg

Il poliziotto, ufficialmente semplice agente del commissariato San Lorenzo di Palermo, in realtà si stava adoperando sotto copertura in delicate indagini per la cattura di superlatitanti appartenenti a Cosa Nostra: un particolare svelato la sera del delitto da un collega di pattuglia ma completamente ignorato dall’allora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera, che fin da subito deviò le indagini sull’improbabile strada del delitto passionale, ammantando di un’infamante ombra quelle morti ed intralciando la ricerca di una sacrosanta verità. Altro esecutore del depistaggio, già iscritto nel registro degli indagati dal 2011 per favoreggiamento aggravato e continuato a Cosa Nostra, è stato l’ex agente Guido Paolilli: un’intercettazione ambientale avrebbe anche rivelato un suo morboso interessamento per una serie di documenti che Agostino custodiva in un armadio, appunti poi distrutti. Senza contare tutti gli appunti sequestrati e sostituiti nell’appartamento che non hanno lasciato traccia nei verbali dell’inchiesta.


Oltre a far luce sul depistaggio, l’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari Maria Pino mira a trovare un riscontro concreto alle parole del pentito Vito Lo Forte, il quale alcuni anni fa fece due nomi: Antonino Madonia, all’epoca uno dei sicari più fidati di Totò Riina e Gaetano Scotto, un imprenditore dell’Arenella ritenuto vicino a strani ambienti dei servizi segreti. Un anno fa, tali elementi, considerati insufficienti ai pubblici ministeri Nino Di Matteo e Francesco del Bene per aprire un nuovo processo, fecero scattare una richiesta di archiviazione prontamente contrastata da Fabio Repici,avvocato della famiglia Agostino. Lo Forte testimoniò che, durante gli arresti domiciliari nel 1989, Pietro Scotto si sarebbe vantato dell’azione che aveva compiuto il fratello Gaetano. Un altro uomo da interrogare, secondo il giudice, sarebbe il collaboratore di giustizia Vito Galatolo venuto a conoscenza del rapporto tra Madonia, importante esponente del mandamento di Resuttana, e il funzionario di polizia Arnaldo La Barbera, in servizio nel quartiere.


Un delicato tassello delle indagini, infatti, è costituito dagli intrecci tra clan mafiosi ed esponenti delle istituzioni, in particolare uomini della questura, legami di cui Nino Agostino avrebbe individuato le tracce lavorando sotto copertura per conto dello Stato. Attività, oltre che probabile movente del delitto, messa in rilievo anche dal pentito Oreste Pagano, il primo a raccontare di aver saputo dell’omicidio compiuto da Gaetano Scotto nelle circostanze di un matrimonio: «[…] Alfonso Caruana mi disse che aveva ucciso un poliziotto perché aveva scoperto i collegamenti fra le cosche ed alcuni componenti della questura. Anche la moglie sapeva, per questo morì». Nel 2008, dopo 19 anni di occultamento, dagli archivi della squadra mobile di Palermo sono emersi importanti documenti che attesterebbero la minuziosa attività antimafia condotta da Agostino nelle fila del SISDE (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica). Maria Pino, a tal proposito, ha intenzione di approfondire lo stato dei rapporti fra La Barbera e il SISDE recuperando la trascrizione integrale dell’audizione dell’ex prefetto Luigi De Sena – anch’egli nei servizi segreti tra il 1985 e il 1992 - davanti ai pm di Caltanissetta.

Nuovi accertamenti, inoltre, sono stati disposti rispetto ad un’altra figura chiave, di cui più volte Vincenzo Agostino, padre di Nino, ha denunciato l’importanza: si tratta di “faccia da mostro”, un tale dalla faccia butterata responsabile, a detta di alcuni pentiti, di diverse stragi il cui identikit corrisponderebbe all’ex poliziotto Giovanni Aiello. Un uomo con queste sembianze si era qualificato come collega del giovane Agostino proprio pochi giorni prima del delitto a casa di suo padre.


Nel corso di un’inchiesta mal gestita, oltre ad averlo etichettato come omicidio scaturito da vendetta passionale, nel caso Agostino si volle riconoscere un legame con le indagini troppo pervasive che il poliziotto stava conducendo sui loschi affari di Bernardo Provenzano. In un secondo tempo, invece, si parlò di una connessione con il fallito attentato all’Addaura ai danni del giudice Giovanni Falcone il 21 giugno 1989: l’intervento tempestivo, messo in atto in quell’occasione dagli agenti Agostino e Piazza secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, non avrebbe trovato poi conferma nelle tracce epiteliali riscontrate sul luogo. Sotto esame anche una attività di intelligence che coinvolgeva diversi agenti della mobile di Palermo, tra cui lo stesso Emanuele Piazza, anch’egli ucciso misteriosamente nel marzo del 1990.

A mandare avanti la battaglia in nome della giustizia per suo figlio Nino, sua nuora Ida e sua nipote mai nata, sono i suoi genitori, Vincenzo Agostino e Augusta Schiera. Vincenzo quel tremendo pomeriggio d’agosto assistette impotente a una vera e propria esecuzione.

agostino2.jpg

In segno di protesta contro un sistema malato che preferisce nascondere una verità fin troppo torbida per portarla a galla, Vincenzo Agostino ha deciso di lasciar crescere barba e capelli, chiedendo fermamente che all’inchiesta venga tolto quello che viene definito il “sigillo della vergogna”, ovvero il Segreto di Stato.

Il prossimo 20 Luglio, Vincenzo e Augusta saranno ospiti del nostro Campo Antimafia 2015 per incontrare i ragazzi e raccontare alle nuove generazioni la vicenda offuscata di un servitore dello Stato che ha sacrificato in modo consapevole la propria vita.

 
 
 

Comments


IN EVIDENZA
ULTIME NOTIZIE
ARCHIVIO

© 2014 by Cooperativa Sociale Programma 101 Onlus
Viale Mazzini, 69 - Frosinone, 03100 | Via dei Canali snc - Gaeta, 04024
Codice Fiscale 02792990604 | Partita Iva 02792990604 
Cell. 3894273601   e-mail:  programma101.onlus@gmail.com 
 

  • Wix Facebook page
  • Wix Twitter page
  • Wix Google+ page
  • YouTube Classic
bottom of page