Eco-reati: una legge conquista
- Redazione
- 21 mag 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Nel novembre del 2013 abbiamo partecipato alla manifestazione #unfiumeinpiena a Napoli, un corteo immenso per gridare "STOP" all’inquinamento e al disastro ambientale, frutto della scelleratezza umana che ha avvelenato e continua ad avvelenare la nostra terra.
Sentiamo ancora vive le emozioni di quel giorno, le mamme della“terra dei fuochi” con le foto dei loro bambini portati via dal cancro, la determinazione della marcia anche sotto la pioggia battente, i cartelloni con sopra i volti di chi ha permesso il disastro ambientale, alleandosi con la mafia imprenditrice ed utilizzando la nostra terra come fonte di profitto.
Oggi quelle emozioni si risvegliano più forti che mai: finalmente il provvedimento che introduce nel codice penale i delitti contro l’ambiente è legge, grazie all’impegno di tutte le forze politiche.

Il nuovo Titolo VI-bis (eco-reati) comprende i delitti di: inquinamento ambientale, disastro ambientale (reclusione da 5 a 15 anni), traffico ed abbandono di materiale radioattivo (reclusione da 2 a 6 anni e multa da 10.000 a 50.000 euro), impedimento al controllo (reclusione da 6 mesi a 3 anni),ispezione dei fondali marini (reclusione da 1 a 3 anni). Viene introdotta inoltre l’aggravante dell'associazione mafiosa nel caso in cui sia finalizzata a commettere reati ambientali o a prendere il controllo di servizi, appalti pubblici o di concessioni in materia ambientale. Tale aggravante comprende il caso in cui pubblici ufficiali facciano parte dell’associazione a delinquere.

Siamo difronte ad una grande conquista che appartiene a tutto il Paese, ma soprattutto a chi ha lottato e continua a lottare quotidianamente per la collettività: dalle mamme della “terra dei fuochi”, ai comitati spontanei, ai membri delle forze dell’ordine che, come Roberto Mancini di cui spesso vi abbiamo parlato, si sono battuti per la ricerca della verità, per la legalità e per la tutela della salute dei cittadini.
L’introduzione degli eco-reati è il chiaro esempio di come una domanda sociale possa avere capacità di cambiamento in uno Stato di diritto, laddove gli interlocutori-istituzioni siano sensibili ad ascoltare ed a comprendere la necessità di proteggere la collettività.
Con un po' di ritardo, ma ce l'abbiamo fatta!
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