Julio Caballos
- Chiara De Conca
- 15 mag 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Che bel paese l’Uruguay… con le sue politiche interne canalizzate verso l’universalizzazione dei diritti civili e sociali, una nazione fiera della sua lotta contro il regime fino a diventare uno dei paesi più democratici al mondo con un alto tasso di libertà di stampa. Che bel paese l’Uruguay… dove tante etnie convivono pacificamente, dove il popolo ha avuto il coraggio di cambiare eleggendo nel 2009 Pepe Mujica alla presidenza della Repubblica, un presidente che ha combattuto il narcotraffico attuando provvedimenti normativi mirati, che ha cercato di debellare la piaga della microcriminalità offrendo ai bambini la possibilità di scambiare una pistola con un computer o una bicicletta. Che bel paese… di cosa potrebbe aver mai avere bisogno? Di un attore, scrittore e sceneggiatore come Giulio Cavalli che tramite i suoi spettacoli denuncia attraverso la satira i riti mafiosi e gli stessi boss e che per questo finisce sotto scorta? Certo che no. In fondo cosa potrebbe mai fare Giulio in Uruguay?

Julio Caballos potrebbe recitare Shakespeare in spagnolo in un teatro della capitale, piuttosto che una giullarata in occasione del quinto anniversario della morte di Carlo Giuliani a Genova. Julio vestirebbe i panni di Amleto conquistando tutte le platee nazionali e attirando folle adoranti, piuttosto che minacce. Di certo non troverebbe il disegno di una bara fuori la porta d’ingresso del teatro. Julio avrebbe bisogno di bodyguard per proteggersi dai fan che lo rincorrono, non di una scorta h24 a causa della rabbia del boss di turno. Nella sua splendente carriera di attore specializzato in opere di Shakespeare, Julio avrebbe collezionato molti premi come il “Florencio Sànchez” e dopo estenuanti tourneè avrebbe deciso di partire per una meritata vacanza e perché no, scriverci anche uno spettacolo: “A cento passi dal Rio De la Plata" che racconterebbe delle sue escursioni e di come si prepara il Mate. Di certo non tratterebbe della mafia in Lombardia come in “A cento passi dal Duomo”.
Julio Caballos ed il presidente Pepe Mujica: due amici inseparabili, che amano guardare vecchi film e seguire la politica internazionale. Pepe lo chiamerebbe amichevolmente pelmazo a causa della manìa di parlare sempre in versi. Di certo Julio non sarebbe definito uno “scassaminchia” da parte di personaggi discutibili. Forse in Uruguay, con il passare del tempo, Julio avrebbe cominciato ad avere difficoltà negli ingaggi: <<ormai Shakespeare è fuori moda, ma è disponibile una parte come ballerino in “Chicago”>> e forse così diventerebbe come quelle stelle hollywoodiane costrette a ritirarsi, che vivono sperando in una star nella “Walk of fame”. Ma non in Italia. Qui Giulio c’è, ogni giorno. In ogni suo libro o spettacolo, c’è l’Italia che resiste, che non si arrende al malaffare, che si ribella. Dietro le sue interpretazioni c’è un uomo che ha fatto del teatro d’impegno la sua vita, sacrificando la sua libertà in nome della legalità.
Caro Giulio ti meriteresti una vacanza, magari proprio in Uruguay. Però torna presto perché L’Italia ha bisogno di te!


























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