"Selma è qui!"
- programma101onlus
- 10 mar 2015
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La marcia di Selma (Alabama) del 7 marzo 1965 è stata una delle tre proteste pacifiche organizzate dal Movimento per i diritti civili degli afroamericani i quali erano esclusi dal voto nonostante ne avessero legalmente il diritto: nel sud del paese infatti , una serie di requisiti discriminatori impediva l’iscrizione ai registri elettorali.
Le tre marce erano organizzate con l’idea di percorrere la strada statale che da Selma conduceva alla capitale Montgomery ma l’inizio di questo cammino di pace si tinse di rosso: i poliziotti bianchi si riversarono contro i manifestanti che attraversavano l’Edmund Pettus Bridge con manganelli e gas lacrimogeni ,distruggendo la pacificità della lotta di quella giornata che verrà ricordata come “Bloody Sunday (domenica di sangue). La tremenda violenza perpetrata dalle forze di polizia scosse profondamente l’opinione pubblica ,tanto che alla marcia del 9 marzo (Turnaround Tuesday) presero parte diversi esponenti della comunità “bianca” i quali marciarono assieme a Martin Luther King;ma questi coraggiosi cittadini furono vittime di feroci attacchi da parte di un gruppo di razzisti estremisti. La notte del 15 marzo il presidente Johnson presentò il Voting Rights Act per garantire il diritto al voto ai cittadini afroamericani.

7 marzo 2015: 50 anni dopo la”Bloody Sunday” Barack Obama( il primo presidente afroamericano nella storia degli Stati Uniti d’America) è a Selma ,non solo per ricordare ma soprattutto per spronare la popolazione e lo stesso Governo a prendere parte ad un processo di cambiamento iniziato proprio in quel luogo, invitando a distruggere la barriera pregiudiziale ed etnocentrica.

Non possiamo pensare che l’appello di Obama sia distante da noi o che non ci riguardi . Il razzismo assume forme diverse ed il nostro paese è testimone, purtroppo, della difficoltà d'incontro con le differenti culture e di ciò che ne scaturisce. La paura nei confronti di chi proviene da un paese diverso ed è quindi portatore di diversi costumi ci fa diventare diffidenti ,non ci permette di godere al meglio della diversità e di quanto essa non può far altro che arricchirci. Sì,la diversità è una ricchezza che insegna.

La nostra è una società globalizzata ,dove il concetto di “confine”si assottiglia sempre di più e rimanere rinchiusi nel proprio mondo fatto di idee assolute significherebbe essere esclusi da quel processo di cambiamento, invocato dal presidente Obama, per il quale milioni di persone prima di noi hanno combattuto.
L’incontro con l’alter non può far altro che impreziosirci di nuovi punti di vista ,ma questa attività di apprendimento necessita di volontà e di abbattimento dei pregiudizi: è una vera e propria sfida con noi stessi indispensabile per l’equilibrio comunitario e dalla quale non possiamo sottrarci, proprio perché siamo tutti “cittadini del mondo”.
SCRITTO DA Chiara De Conca
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