Finalmente il riconoscimento di “vittima del dovere” a Roberto Mancini
- programma101onlus
- 28 gen 2015
- Tempo di lettura: 5 min
Successo della petizione su Change.org in favore di Roberto Mancini scomparso nel 2014. Si potrebbe chiamarla vittoria, se solo non fosse troppo amara, gravata dal peso dell’assenza di chi non c’è più.
Preferiamo parlare di Giustizia: perché giusto e dovuto è il riconoscimento come “vittima del dovere” tributato da parte del Ministero degli Interni a Roberto Mancini, Vice Commissario della Polizia di Stato venuto a mancare nell’Aprile del 2014 in seguito ad un tumore, contratto durante le indagini svolte sullo sversamento di rifiuti tossici da parte della camorra nelle terre tra Campania e Lazio, in quella oggi nota come “Terra dei Fuochi”.

Indagini svolte fin dagli anni ’90, quando per primo ed in prima persona indagava sui fatti, ricostruendo la trafila dei traffici di rifiuti, la rete degli accordi economici che coinvolgevano industrie del nord, broker, intermediari, autorità compiacenti e criminalità organizzata. Le indagini sull’”affare” dei rifiuti, oltre ad impegnarlo nell’enorme lavoro di documentazione ed intercettazione volto a smascherare le meccaniche di questa economia malata, lo hanno portato spesso sul campo, per prendere dettagliatamente nota dei siti in cui lo sversamento dei veleni veniva effettuato; anche accompagnando in elicottero il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, autore di recente di numerose rivelazioni shock, in visita ai terreni al fine di realizzare tale mappatura. L’indagine si concretizza nel 1996 in una informativa di 250 pagine, che però rimane negli archivi per anni, fino a quando non viene inserita agli atti del processo per disastro ambientale ed inquinamento delle falde acquifere in Campania, iniziato nel 2011; tra gli imputati del procedimento, l’avvocato Cipriano Chianese, arrestato nel Dicembre 2013, già ritenuto nella relazione l’ideatore della rete di affari dei rifiuti tossici ed il principale intermediario tra aziende e criminalità organizzata, organizzatore del traffico di rifiuti tossici dalle industrie del nord verso i terreni del sud.

Tra il 1997 e il 2001 collabora con la commissione Scalia, commissione della Camera che indaga sul ciclo dei rifiuti; nel corso delle indagini, volte a realizzare una mappatura dei traffici, di nuovo si impegna in sopralluoghi su siti contaminati, quali miniere tedesche in cui venivano stoccati milioni di bidoni di rifiuti tossici. Nel 2002 gli viene diagnosticato un tumore, dovuto all’esposizione prolungata nel tempo alle sostanze tossiche oggetto delle sue indagini. Tale malattia viene riconosciuta come “causa di servizio” dal Ministero delle Finanze, che assegna però un risarcimento di soli 5000 euro. Mancini inoltra dunque alla Camera una richiesta di indennizzo per malattia professionale, riferita al periodo di collaborazione con la Commissione sui rifiuti, che però la stessa declina, riferendo di aver ricevuto il servizio a titolo gratuito, essendo il Vice Commissario inquadrato nell’Ispettorato di Polizia presso la Camera e quindi risarcibile solo dalla Polizia stessa.
Nel Novembre 2013 l’amico Fiore Santimone apre una petizione sul noto sito Change.org in sostegno di Roberto, indirizzata alla Camera dei Deputati e al Ministero dell’Interno, nella quale richiede “un giusto riconoscimento ed un giusto indennizzo per il suo impegno, nulla più di ciò che compete ad un servitore dello Stato, che per lo Stato si è ammalato e ora lotta per vivere”. La petizione riscuote un enorme successo, riuscendo ad ottenere nel marzo 2014 la prima interrogazione parlamentare sul caso, e giungendo nei mesi alle 75.000 firme.

Purtroppo nell’aprile 2014 Roberto, in attesa di un trapianto di midollo, si spegne, lasciando la moglie Monika e la figlia Alessia. Continuando la battaglia Monika, forte del successo della petizione, ottiene risposta dal Tribunale e ne invia il decreto al Ministero degli Interni. Il 14 gennaio 2015 giunge infine il riconoscimento ufficiale a “vittima del dovere”, assieme ad una medaglia d’argento alla memoria consegnata dal Capo della Polizia; un riconoscimento dovuto ad un poliziotto che, spinto da spirito di abnegazione e senso del dovere, ha proseguito le sue indagini a discapito della sua stessa salute.

Monika Mancini, insieme a sua figlia, è stata nostra ospite durante il Campo Antimafia 2014, arricchendoci con il racconto della vita e dell’impegno di suo marito: una passione sconfinata per il suo lavoro, cosciente dell’importanza cruciale di ciò che stava realizzando, una vita spesa al servizio non solo della comunità, ma delle persone che la costituiscono, un lavoro svolto tenendo sempre a mente le vicende tragiche che si nascondono dietro i freddi numeri del profitto criminale. Apprendere di Roberto dalla voce delle persone a lui più care ci ha profondamente commosso, sentir vibrare la sua passione attraverso la voce di Monika ci ha enormemente spronati a saperne di più, a diffondere la notizia di quanto ha fatto, ad esigere il giusto riconoscimento per il suo sacrificio. In quella stessa occasione abbiamo preso l’impegno con la famiglia Mancini di dedicare a Roberto il primo terreno che la nostra cooperativa si troverà a gestire, per contribuire nel nostro piccolo a tenere viva la memoria delle sue azioni.



Roberto aveva ben presenti le sofferenze di chi vive nella “Terra dei fuochi”, una terra feconda e generosa avvelenata forse irreparabilmente; le due piaghe più grandi: l’interramento dei rifiuti tossici industriali, ed i più recenti roghi di rifiuti, metodo di smaltimento rapido per numerose aziende illegali. Il veleno viaggia nel terreno, nell’acqua e nell’aria, all’insaputa dei più, forse anche di coloro che accettano il compromesso dell’inquinamento in cambio di denaro. E la terra madre, avvelenata, comincia a generare morte. Si assiste all’impennata dei casi di tumore, specialmente in età infantile. Il dolore delle madri, che si vedono strappati i propri figli in tale maniera insensata, esige giustizia; lottano, le vittime dell’inquinamento, gridano a gran voce di essere ascoltati; il 16 novembre 2013 la manifestazione #fiumeinpiena, alla quale abbiamo partecipato anche noi, invoca lo stop del “biocidio” ed ottiene un grande successo; a gennaio 2014 una delegazione dell’associazione “Noi genitori di tutti” guidata dal parroco del Comune di Caivano, don Maurizio Patriciello e composta da madri che hanno perduto i propri figli a causa delle conseguenze dell’inquinamento viene ricevuta dal Presidente della Repubblica Napolitano.

È necessario continuare a parlare della questione, informare sui rischi dell’inquinamento, esigere che sia fatta chiarezza sulla realtà della terra in cui viviamo. Una battaglia per la quale Roberto Mancini ha sacrificato la vita, che non deve cadere nel dimenticatoio, ma deve essere fonte di presa di coscienza, che sproni chi di dovere ad inquadrare e limitare il danno già fatto, ed impedisca il riproporsi di un avvelenamento di massa di tali dimensioni. Ognuno di noi, anche con piccoli gesti, può essere parte attiva di un grande cambiamento.
E' per questo che vorremmo firmassi anche tu questa petizione su Change.org, affinché si giunga urgentemente all'approvazione in Senato del disegno di legge che introduce nel nostro Codice Penale i delitti ambientali.
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