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"GENERAZIONI CHE COOPERANO" DI LEGACOOP

  • programma101onlus
  • 5 ago 2014
  • Tempo di lettura: 3 min

Al Campo antimafia si impara a cooperare. Se ne approfondiscono le fondamenta valoriali a partire dalle origini, si studiano i dati, si conoscono i settori in cui investire saperi e abilità. Giovani cooperatori di Generazioni, la costola di Legacoop Lazio che suggerisce agli organismi dirigenti politiche di innovazione e promozione della cooperazione, hanno messo a disposizione le proprie esperienze durante l′incontro formativo con il secondo gruppo di partecipanti al Campo antimafia.

Partendo dai principi di Rochdale, il delegato Fabio Mestici ha illustrato ai ragazzi provenienti da ogni parte d′Italia, cosa vuol dire dar vita ad un′impresa cooperativa. Nel sobborgo di Manchester nel 1844, un gruppo di operai tessili, creatori della prima vera cooperativa, stilò uno statuto già denso di quei valori democratici e finalità cooperative, ancor oggi baluardo di riferimento per milioni di cooperatori: il concetto di "porta aperta", per esempio, che concede il diritto di associarsi a chiunque ne abbia la volontà e i requisiti statutari. Intraprendendo un excursus sulla storia della cooperazione fino all′affermazione della Lega delle Cooperative, si è arrivati a parlare dell′importanza del socio in una tale forma imprenditoriale: nucleo originario attorno cui ruota l′azione, la cooperativa si prefigge di valorizzarne meriti, capacità e partecipazione alla vita dell′impresa, che è strettamente legata ai bisogni del territorio e della comunità in cui opera. La libera collaborazione per il raggiungimento di un fine comune attraverso la tacita stipula di un patto con diritti e doveri reciproci è, invece, il concetto di mutualità.

Altri capisaldi distintivi della cooperazione sono la democrazia, cioè la capacità di controllo e decisione che ogni singolo detiene, a prescindere dalle quote di capitale sottoscritto, e l′intergenerazionalità, concetto che si concretizza nell′essere fautrice di uno sviluppo lungimirante, che guarda alle generazioni future, preparando loro la strada mediante il reimpiego degli utili e l′indivisibilità del patrimonio. Tra una domanda tecnica e l′altra sulle possibilità offerte dalla forma cooperativa, oggetto di disquisizione è stata anche la cooperativa SAMA, di cui Fabio Mestici fa parte. Nata nel 2011, è l′iniziativa di sette archeologi startupper, che lo scorso maggio hanno rinvenuto un′antica necropoli in località Gianicolense (Roma), durante lavori di scavo per la sostituzione di cavi elettrici. Dopo i primi difficili anni, l′impresa, che offre svariate attività specializzate nel settore "produzione e lavoro", si sta espandendo sempre di più anche in Emilia Romagna.

Souleymane Coulibaly, invece, viene dal Mali ed insieme ad altri quattro rifugiati africani ha aperto la cooperativa C.i.S.(Cooperative immigration service), grazie ad un progetto finanziato dal Ministero dell′Interno e dall′Unione Europea, appositamente per società cooperative composte da rifugiati. Dopo l′incontro ad un corso di formazione per la promozione dell′auto-imprenditorialità, i cinque hanno elaborato l′idea di metter su un′impresa, che si occupa di molteplici servizi: trasporti, facchinaggio, pulizie, manutenzione aree verdi e non solo, guardiania.

Sulla normativa nazionale che regola i beni confiscati, si è soffermata invece la cooperatrice Alessandra Arena, cominciando coll′indicare il sito web che permette di ricercare quelli presenti in Italia. L′obiettivo del Campo, infatti, risiede primariamente nello stimolare la curiosità dei partecipanti, affinché si informino presso il proprio comune, nonché la prefettura e tutti quegli organi detentori di possibili documenti, e intraprendano un cammino di conoscenza, non semplice, che li conduca a richiederne l′utilizzo. La presidente di Programma 101 ha articolato il proprio discorso partendo dagli anni ′90, quando si dipanarono le battaglie iniziate dal sindacalista Pio La Torre per disciplinare la confisca dei beni.

Ad oggi la situazione normativa è ancora piuttosto intricata e confusa, determinando una sovrapposizione di competenze nella gestione degli stessi. E′ certo, comunque, che i beni "confiscati" sono tali per effetto di un decreto, che attua il passaggio di proprietà dall′agenzia del demanio allo Stato. La formazione è poi proseguita con una panoramica sulle modalità di reperimento delle informazioni, sugli organi responsabili decaduti per mala gestione e burocrazia infestante (ABECOL) e sui comuni di Gaeta e Formia, dove l′emanazione di specifici regolamenti per l′affidamento dei beni ha contribuito ad individuare un chiaro passaggio di competenze.

 
 
 

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