LA TESTIMONIANZA DI MONIKA MANCINI
- programma101onlus
- 26 lug 2014
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La testimonianza di una voce che con forza prosegue la battaglia intrapresa da suo marito, estenuante ombattente contro le mafie. Monika Dobrowolska, moglie di Roberto Mancini, il sostituto commissario morto dopo avere contratto una grave malattia, sarà ospite al Primo Campo antimafia del Lazio. Sabato 26 luglio alle 16, la sua presenza costituirà il valore aggiunto del percorso formativo sulla tematica "Antimafia sociale e legalità democratica".

Suo marito Roberto, cui i volontari di Programma 101 hanno intitolato un′aula della struttura scolastica, base logistica della loro attività, è stato tra i primi ad interessarsi al traffico illegale dei rifiuti in Campania, ma già nel 1986 lavorava nell′anticamorra tra le fila della Criminalpol. L′informativa da lui redatta e consegnata alla Dda di Napoli nel 1996, dopo diverse inchieste sui Casalesi, è rimasta nascosta fino al 2011, quando è iniziato il processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere in Campania. Negli anni, intanto, si sono susseguite collaborazioni con la Commissione rifiuti della Camera e sopralluoghi in discariche di scorie tossiche e radioattive, inclusa la "Terra dei fuochi". Le sue indagini hanno portato alla luce i legami esistenti tra traffico dei rifiuti tossici in Campania e basso Lazio, camorra, esponenti delle istituzioni, imprenditori disonesti. Nel 2002 gli viene diagnosticato un male, un′altra battaglia lunga 12 anni, ma che non è riuscito a vincere e per la quale non ha ricevuto che un misero indennizzo dallo Stato. Nell′ambito degli incontri formativi proposti all′interno del Campo antimafia, accanto ai possibili risvolti pratici scaturenti dal recupero sociale dei beni, la presenza di Monika Dobrowolska, familiare di una vittima della mafia, sarà il simbolo tangibile di un′esperienza di lotta, che, perpetuata da suo marito in vita, rivive oggi nelle sue parole e nelle sue azioni.
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